Sacrifici di sangue
17 giugno 2011 | Autore Roberto Duria |
A noi lasciano solo le briciole! Noi veniamo a sapere solo i nomi di quelli che li hanno stancati. Quelli che li hanno voluti imitare senza le adeguate coperture; senza la loro approvazione. I Bambini di Satana del bolognese Marco Dimitri e le Bestie di Satana di Nicola Sapone erano gruppetti di emulatori metallari che sono caduti in disgrazia presso i veri satanisti e, da questi, sono stati lasciati senza protezione. Lasciati al loro destino, cioè incarcerati, com’era giusto che fosse. Ma loro, quelli veri, altolocati e professionisti seri del satanismo, con doppia vita in stile dottor Jeckill e mister Hide, non saranno mai messi sotto i riflettori dei mass-media e non cadranno mai sotto il giudizio dell’opinione pubblica, giacché la Fratellanza Nera di maghi massoni adoratori del Male troverà sempre il modo di toglierli dai guai. Una mano lava l’altra, specie se è la mano imbalsamata di un impiccato, potentissimo talismano.
Verso la metà degli anni Sessanta, in una villa sulle rive del lago di Como, si riunivano ricchi signori sfaccendati in cerca di forti emozioni. Chi ha visto i film “Eyes wide shut”, di Stanley Kubrick
http://www.youtube.com/watch?v=THNzuF33tZo
e “Le 120 giornate di Sodoma”, di Pasolini
http://www.youtube.com/watch?v=l2XzE2rgTGY
sa di cosa sto parlando.
Stranamente, entrambi i registi sono morti subito dopo la realizzazione dei film, che anzi nelle sale uscirono postumi. Non è stato un caso, secondo molti. La morte dei due registi, che ufficialmente non è riconducibile alle loro controverse opere, indicherebbe il grado d’influenza detenuta dalla setta di uomini potenti che si divertono a evocare il demonio e che sono in grado di spedire sicari ad ammazzare gente scomoda. La morte per incidente di macchina o per infarto è tipica della metodologia dei servizi segreti e di altri gruppi clandestini che detengono un potere che l’uomo della strada non riesce nemmeno a immaginare.
Comunque sia, la notizia riportata da Paolo Franceschetti è di quelle che mettono i brividi:
http://paolofranceschetti.blogspot.com/2011/06/sacrifici-umani-testimonianze-di.html
Tre donne sopravvissute agli abusi subiti da ricchi satanisti, con la collaborazione dei loro sciagurati genitori, hanno trovato il coraggio di presentare denuncia presso quattro procure della Repubblica. Hanno trovato, va anche detto, un avvocato disposto a farlo e anche questo non dev’essere stato facile, tenuto conto che si tratta di un terreno pieno di sabbie mobili. Da lasciarci le penne, dopo aver sbattuto ripetutamente contro il classico muro di gomma. Fino a questo momento, infatti, tutte e quattro le Procure hanno insabbiato la denuncia, segno che fra i satanisti coinvolti nei fatti ci devono essere anche dei magistrati, forse ancora in servizio.
Il calvario delle tre donne cominciò in tenera età. Già verso i due anni di vita c’erano adulti che le violentavano. Gli stessi padri, alcolizzati e mentalmente psicolabili, abusavano di loro. Poi le passavano ad amici e infine venivano tirati dentro il clan dei satanisti veri e propri. Lo scenario in cui le orge si compivano era quella villa tutt’ora in piedi sulle rive del lago di Como, ma anche altre lussuose magioni. Il marchese De Sade scrisse “Justine” e altre opere analoghe e siccome colui che diede il nome al sadismo visse nel Settecento si deve dedurre che infierire sessualmente su minori, nell’ambito di messe nere e altri riti esoterici, è una tradizione che non è mai venuta meno. Tranne forse durante i periodi delle due guerre mondiali.
In quella villa sul lago di Como, in certe occasioni, arrivavano pullman e camion carichi di bambini rumeni, a volte anche con qualche handicap, forse venduti o ceduti dalle famiglie d’origine in cambio della promessa di portarli in qualche ospedale o di avviarli al lavoro, un po’ come succede ancora oggi con le ragazze che, a dispetto della promessa di un’occupazione, finiscono sulla strada. Che negli anni Sessanta la Romania fosse un paese povero è verosimile, ma quanto è verosimile la notizia che pullman di bambini potessero passare la frontiera di Tarvisio per entrare in Italia? Si può ipotizzare qualche forma di coinvolgimento da parte della Curia, tenuto conto della tendenza di molti sacerdoti a manifestazioni di tipo pedofilo. Curia che magari forniva l’alibi per avviare quei bambini in colonie elioterapiche, istituti religiosi od orfanotrofi. Per non parlare del numero impressionante di bambini che scompaiono ogni anno e che non vengono più ritrovati e non parlo solo dei bimbi sudamericani che vengono rapiti per l’espianto dei loro organi, ma di bambini di razza bianca che vivono nel “civilissimo” Occidente.
Stando alla denuncia delle tre sopravvissute, in alcune occasioni arrivavano presso le ville in dotazione ai satanisti anche barboni, alcolizzati cronici e altre persone non garantite, ma non venivano usate per scopi sessuali, bensì per pratiche sedicenti scientifiche volte a sperimentare nuovi modi di condizionare la mente. Gli USA, alla metà degli anni Sessanta, erano già ben avviati nella sperimentazione del MK-ultra, dove per MK s’intende Mind Kontrol, ma sottoporre quei poveri senzatetto a tali trattamenti in una villa privata, lontano dai laboratori asettici all’uopo predisposti, sembra più un gioco per gente annoiata o un trastullo di sadici in vacanza. Un po’ come il francese Claude Bernard che, dopo il lavoro di ricerca fatto in ospedale, continuava a torturare cavie nella cantina di casa, arrivando una sera a fare esperimenti sul cagnolino della figlia, cosa che fece decidere la moglie a chiedere il divorzio e a fondare la prima associazione antivivisezionista francese.
Stando ai racconti delle tre sopravvissute, secondo i ricordi che gli psichiatri sono riusciti a far emergere, quando arrivavano i bambini rumeni, qualche zingarello o i barboni alcolizzati, c’era gente in divisa ad accoglierli e a sottoporli a torture, divise che avrebbero potuto essere sia naziste, con tanto di svastica, sia dell’U.S. Army. E’ probabile che fra essi vi siano stati anche esponenti dell’alto clero. Vi erano anche molte donne, tra cui la madre di una delle tre sopravvissute che, per l’occasione, si vestiva da suora.
Vi si tenevano anche dei “giochi”: il gioco della volpe, il gioco del coniglio e i bambini venivano divisi in “gatti” e “topi”, a seconda che dovessero essere manipolati mentalmente a diventare esecutori di ordini e piccoli assassini (i gatti) o semplicemente uccisi (i topi). Questi ultimi, una volta usati per scopi di violenza sessuale, venivano uccisi e squartati e, quelli più piccolini, dati in pasto ai pitoni che erano custoditi nelle grotte della villa. Nelle quali venivano tenuti anche alcuni coccodrilli e uno dei giochi preferiti dai satanisti era quello della dimostrazione di coraggio: il bambino veniva gettato nella vasca e doveva salvarsi salendo velocemente oltre il bordo prima che il coccodrillo lo azzannasse. Divertente, vero?
Va evidenziato che l’uso dei nomi di animali, per riferirsi alla destinazione da dare ai bambini, indica che era all’opera una reificazione, letteralmente “riduzione a cosa”, ovvero nella mente malata di quei ricchi magistrati, militari e liberi professionisti era avvenuto un declassamento dei bambini da membri della specie umana ad animaletti di cui abusare impunemente. Questo avviene anche durante tutte le guerre, laddove per i marines che combattevano nelle battaglie del Pacifico i giapponesi non erano esseri umani, ma….scimmie gialle. E viceversa. E così anche per gli agenti delle Forze dell’Ordine, i delinquenti uccisi durante le sparatorie non sono più esseri umani, ma….bestie. E viceversa. Idem presso i tedeschi sotto il nazismo: gli ebrei venivano chiamati abitualmente “ratti”, tanto che il fumettista (ebreo) Spiegelman ne fece un tema portante e di successo dei suoi fumetti, in cui i tedeschi erano gatti e i polacchi maiali. Questo non vi ricorda Orwell con la sua Fattoria degli animali?
Le tre donne sopravvissute a tali esperienze raccontano inoltre che in tenera età le loro madri, oltre a farle prostituire, le portavano nei cimiteri dove, alla presenza di altre persone, venivano rinchiuse nelle bare e nelle tombe con coperchi di cartongesso, da cui dovevano uscire con le loro sole forze. Venivano chiamate prove di resistenza. Un solo trauma così basterebbe a rovinare la psiche di un bimbo per tutta la vita, ma quelle madri snaturate sottoposero le bimbe a tali trattamenti più di una volta.
Molte volte mi trovo a ripetere che già gli antichi saggi del passato, come per esempio Pitagora, sapevano che la violenza sugli animali è propedeutica alla violenza sull’uomo, per cui in una società dove la violenza sugli animali è la norma, nei mattatoi, negli allevamenti, nei circhi e nei laboratori di ricerca, diventa logico che tale violenza su esseri inermi e incapaci di difendersi trasudi fuori dall’instabile e precario recinto dove la si è voluta rinchiudere, per dilagare all’esterno e prendere forme di aberrazione mentale come quelle descritte dalle tre ragazze. Se nel corso dei secoli le nostre guide religiose hanno tralasciato di evidenziare l’importanza dell’enunciato pitagorico, che non nasceva in Grecia ma veniva dall’Oriente, ci sarà stata una ragione. Immagino una ragione di tipo materialista, edonistico. Forse perché i preti sono dei grandi mangiatori di bistecche, come disse Nietzsche, e rendere immorale la violenza sugli animali, oltre a quella sull’uomo, li avrebbe privati del loro spuntino preferito. Insomma, un altro addebito sulle spalle dei sacerdoti cristiani.
Il danno è ben più vasto. Non basta che le guide religiose abbiano trascurato i diritti degli animali, per puro godimento gastronomico. C’è voluta anche la complicità della gente normale, cioè di tutti noi. Noi che siamo qui a scandalizzarci e rabbrividire per le perversioni inflitte a poveri bimbi, non battiamo ciglio e anzi, tutte le perversioni che stimati dottori praticano nei lindi laboratori di ricerca, le consideriamo un male necessario. Le chiamiamo scienza. La Nemesi ogni tanto si sveglia dal suo torpore ma con gli occhi cisposi non ci vede bene e prende a caso membri della nostra specie, sottoponendoli a quei trattamenti che altri membri adulti della nostra razza fanno agli animali. La sproporzione tra il male inflitto agli animali e quello inflitto al nostro prossimo resta, comunque, immane. Com’è immane il disgusto per l’efferatezza di pochi, ma soprattutto per l’indifferenza di tutti gli altri.
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